Con Erica Gilardini oggi ci chiediamo "Cosa vuol dire “non fare”?!" soprattutto in questi giorni. Buona lettura!
Dall’oggi
al domani, la maggior parte dei genitori si è ritrovata a casa con i propri
bambini, sia grandi che piccoli, a gestire la quotidianità personale e della
famiglia, in una dimensione spazio-temporale ma anche affettivo-relazionale
nuova, da conoscere.
Alcuni
di noi erano in parte già abituati.
Alcune
mamme, ad esempio quelle che hanno scelto o hanno dovuto scegliere la
professione del genitore, si ritrovano ora a casa con i propri figli con il
pensiero della gestione casalinga h24 con e per loro.
Altre
mamme, invece, si dividono tra questa dimensione e quella lavorativa personale.
In
entrambi i casi, alcune delle domande che si pongono i genitori, e sulle quali
ci si trova a riflettere, sono: come gestisco il tempo con loro? Cosa gli
faccio fare?
Parlo
delle mamme, ma il discorso vale anche per i papà, con delle sfumature magari
differenti.
Trovo
comune la tendenza a “riempire”.
Spesso
il bisogno del genitore è quello di organizzare la giornata al proprio bambino,
proponendogli attività diverse, alcuni utili, altre divertenti, altre ancora
stimolanti .
I
gruppi chat dei genitori, come alcune pagine di Facebook, sono pieni di
consigli, indicazioni, fotografie di lavoretti, per bimbi piccoli e grandi.
Trovo
tutto molto utile per lo sviluppo del bambino, se dato a piccole dosi.
I
bisogni dei bambini, di ogni età, vanno anche nella direzione del “non fare”.
Queste
richieste tuttavia restano spesso invisibili agli occhi dei genitori.
Cosa
vuol dire “non fare”?!
Provo
a descrivere alcuni significati, certa che possono essercene anche altri messi
in atto da voi lettori.
Non
fare può voler dire restare in osservazione.
Vi
siete mai fermati ad osservare i vostri bambini? Osservarli permette di entrare
in contatto con loro in modo profondo, poiché hanno, liberamente, la possibilità
di esprimersi, nel gioco, nel disegno, o nel “farnulla”, senza il
condizionamento dell’adulto guidante. E’ affascinante vedere o scoprire le
qualità che hanno, come sono belli.
Non
fare può voler dire giocare senza giochi.
Si tende
spesso a proporre al bambino il giocattolo. Ce ne sono di tutti i tipi e sono
davvero molto utili e divertenti. La creatività, tuttavia, può anche
esprimersi, e meglio trova espressione, nel pensare e nell’agire non
condizionato dal giocattolo pre-impostato e già avente uno o più obiettivi.
Portate i vostri bambini in giardino, per chi può, senza nessun giocattolo, e
vedrete quante cose scopriranno da soli nella natura.
Non
fare può voler dire abbracciarsi.
Godersi
le coccole, un abbraccio, una carezza, sdraiati sul divano e, perché no, magari
anche di fronte alla televisione che, in questo momento, per chi non ha proprio
la possibilità di uscire nemmeno in un piccolo cortile può rappresentare un
buon compagno di viaggio.
Non
fare può voler dire annoiarsi.
Perché
non sdraiarsi a pancia in su ad osservare le nuvole?! O anche il soffitto di
casa, lasciando libero sfogo alla fantasia e alla narrazione.
Non
fare può voler dire stare.
Ai
bambini non interessa il cosa ma il con chi. Per loro è importante stare con la
mamma ed il papà, con i cari, anche senza fare nulla, in un tempo che vuole
essere di qualità, nella presenza, e non di quantità.
Pensate
a quando tutto questo sarà finito.
Si
spera presto per la tragedia che sta colpendo molte persone.
Sarà
tuttavia finito anche lo stare assieme h24.
E,
per i più sensibili ai distacchi dai loro piccoli, sarà anche questo un
passaggio emotivamente denso.
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