lunedì 1 giugno 2020

Essere genitori ai tempi del Covid-19 - dottoressa Erica Gilardini

La dottoressa Gilardini ci accompagna con qualche riflessione nata in questi giorni di ripresa... potete scrivere, condividere, contattarci. Buona lettura!

Fase 1, fase 2, fase 3...e le regressioni nei bambini?!
Molti sono i pensieri riguardo al fatto che in tutta questa faccenda del Covid i bambini
siano quelli dimenticati, dalle persone, dai decreti.
Mettiamoci quindi nei loro panni.
I diversi studi scientifici riguardo la loro salute psichica parlano di alcuni effetti di queste
varie fasi sui
loro comportamenti. Si parla ad esempio di disturbi del comportamento, difficoltà nella
regolazione delle emozioni o degli stati fisiologici, disregolazione del comportamento alimentare,
regressione.Vorrei fermarmi proprio su quest’ultimo punto, perché non è da poco, a parer mio.
Cosa significa questa parola?
Indica il fatto che se un bambino, ad un certo punto della sua crescita, è arrivato a raggiungere e
completare alcune tappe di sviluppo, per qualche determinato fattore, sembra tornare
indietro rispetto a questa crescita.
Ad esempio, un bambino che può aver raggiunto il controllo sfinterico, per cui abbandona
l’uso del pannolino, a causa di un forte stress, può tornare a chiedere, più o meno esplicitamente,
l’uso di questo oggetto vissuto come qualcosa di rassicurante.
Tornando alla situazione Covid, quale può essere il legame con la regressione?!
Come mamma e come psicoterapeuta dell’età evolutiva posso raccontare quello che
ho vissuto e visto.
I bambini, di qualsiasi età, sono stati catapultati, e direi che la metafora è piuttosto calzante,
dentro una realtà diversa.
Forse già conosciuta ma comunque diversa dalla precedente routine in cui erano immersi.
Da un giorno all’altro, si sono visti i genitori passare dall’andare al lavoro allo stare a casa.
È venuta a mancare tutta la routine quotidiana del distacco e del ritrovarsi.
I genitori, forse uno o entrambi, erano lì, 24/24h a loro disposizione.
Questo nella fase 1.
I bambini ci sono andati a nozze e, perché no, anche qualche genitore.
La regressione, dal mio punto di vista, ha cominciato a mostrare i suoi effetti già qui.
La relazione h24 con il genitore è tipica dei bebè, i quali possono godere di questo accudimento
esclusivo  indispensabile per una buona crescita.
I bambini, catapultati dentro questa situazione già sperimentata, è come se avessero potuto
riattivare le memorie di quei tempi oramai passati.
Ed ecco che alcuni comportamenti più tipici di una fase precedente hanno cominciato
a rispuntare fuori.
C’è chi è tornato a dormire nel lettone, c’è chi è tornato a farsi imboccare,
c’è chi non è più riuscito a stare separato dalla mamma o dal papà, e così via.
In tal modo, i bambini regredendo tornano a beneficiare di un accudimento primario.
Loro ci sguazzano ma, forse, qualche genitore un po’ meno.
Arriva la fase 2.
Alcuni genitori rientrano al lavoro.
Chi in modo più graduale, chi da un giorno all’altro. 
Prendiamo questi ultimi.
I bambini di questi genitori si trovano nuovamente catapultati dentro un’altra realtà,
che sicuramente già conoscono e ricordano, ma il tutto avviene troppo velocemente,
senza avere il tempo di elaborare il passaggio e comprenderne il perché. 
I bambini si ritrovano affidati a nonni o tate, i genitori dimezzano, chi più chi meno, il tempo per loro.
Si sentono abbandonati, non comprendono i vari cambiamenti, faticano ad adattarsi.
Cos’è meglio di un’altra regressione per poter chiedere implicitamente ad un genitore
l’accudimento perso?!
Ecco che allora ancora alcuni di loro manifestano altri tipi di comportamenti regressivi,
oppure c’è chi esplode di rabbia o di qualsiasi altra emozione, indispensabile per chiedere aiuto. 
Quanti di voi hanno notato atteggiamenti simili nei propri bambini?! 
In alcuni casi, quando le regole vengono dall’alto, non si può fare nulla, purtroppo. 
In altri casi, quando la situazione è maggiormente gestibile, penso sia fondamentale seguire alcuni
piccoli ma importanti passi:
1. Preparare i bambini al cambiamento.
A qualsiasi età, spiegare cosa sta succedendo e cosa accadrà. Questo li prepara e li rassicura,
perché permette loro un maggior controllo della situazione, potendola conoscere di più. 
2. Predisporre dei cambiamenti graduali,
distanziati nel tempo, tendendo conto delle reazioni dei bambini ad ogni passaggio che si aggiunge.
3. Osservarli. Nelle loro reazioni emotive, nei loro comportamenti, nei giochi e nei disegni, in quello che dicono.
I bambini, in base all’età, utilizzano diversi modi per esprimersi.
Ognuno di loro è una fonte preziosa di conoscenza sul loro mondo interno. 
4. Recuperare. Ciò che si toglie, si rida’. Se al bambino viene tolto del tempo condiviso con il genitore è importante
poterglielo restituire in qualche modo.
5. Accettare la regressione.
Spesso i genitori ne sono spaventati, perché la regressione trasmette il senso di qualcosa che non
sta andando per il verso giusto, di qualcosa di interrotto, di irrecuperabile, di perso.
Può essere così. Ma è una cosa momentanea. Come un bambino torna indietro, andrà avanti.
Per cui è utile accettare ciò che il bambino ha bisogno in quel momento, ad esempio tornare
a dormire nel lettone, per poi ripristinare la normalità perduta appena sarà pronto.
È come andare sull’altalena: più lo slancio indietro è forte, più lo sarà anche quello in avanti. 

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