martedì 14 aprile 2020

Essere genitori ai tempi del Covid-19 - dott.ssa Erica gilardini


Con Erica Gilardini oggi ci chiediamo "Cosa vuol dire “non fare”?!" soprattutto in questi giorni. Buona lettura!

Dall’oggi al domani, la maggior parte dei genitori si è ritrovata a casa con i propri bambini, sia grandi che piccoli, a gestire la quotidianità personale e della famiglia, in una dimensione spazio-temporale ma anche affettivo-relazionale nuova, da conoscere.
Alcuni di noi erano in parte già abituati.
Alcune mamme, ad esempio quelle che hanno scelto o hanno dovuto scegliere la professione del genitore, si ritrovano ora a casa con i propri figli con il pensiero della gestione casalinga h24 con e per loro.
Altre mamme, invece, si dividono tra questa dimensione e quella lavorativa personale.
In entrambi i casi, alcune delle domande che si pongono i genitori, e sulle quali ci si trova a riflettere, sono: come gestisco il tempo con loro? Cosa gli faccio fare?
Parlo delle mamme, ma il discorso vale anche per i papà, con delle sfumature magari differenti.
Trovo comune la tendenza a “riempire”.
Spesso il bisogno del genitore è quello di organizzare la giornata al proprio bambino, proponendogli attività diverse, alcuni utili, altre divertenti, altre ancora stimolanti .
I gruppi chat dei genitori, come alcune pagine di Facebook, sono pieni di consigli, indicazioni, fotografie di lavoretti, per bimbi piccoli e grandi.
Trovo tutto molto utile per lo sviluppo del bambino, se dato a piccole dosi.
I bisogni dei bambini, di ogni età, vanno anche nella direzione del “non fare”.
Queste richieste tuttavia restano spesso invisibili agli occhi dei genitori.
Cosa vuol dire “non fare”?!
Provo a descrivere alcuni significati, certa che possono essercene anche altri messi in atto da voi lettori.
Non fare può voler dire restare in osservazione.
Vi siete mai fermati ad osservare i vostri bambini? Osservarli permette di entrare in contatto con loro in modo profondo, poiché hanno, liberamente, la possibilità di esprimersi, nel gioco, nel disegno, o nel “farnulla”, senza il condizionamento dell’adulto guidante. E’ affascinante vedere o scoprire le qualità che hanno, come sono belli.
Non fare può voler dire giocare senza giochi.
Si tende spesso a proporre al bambino il giocattolo. Ce ne sono di tutti i tipi e sono davvero molto utili e divertenti. La creatività, tuttavia, può anche esprimersi, e meglio trova espressione, nel pensare e nell’agire non condizionato dal giocattolo pre-impostato e già avente uno o più obiettivi. Portate i vostri bambini in giardino, per chi può, senza nessun giocattolo, e vedrete quante cose scopriranno da soli nella natura.
Non fare può voler dire abbracciarsi.
Godersi le coccole, un abbraccio, una carezza, sdraiati sul divano e, perché no, magari anche di fronte alla televisione che, in questo momento, per chi non ha proprio la possibilità di uscire nemmeno in un piccolo cortile può rappresentare un buon compagno di viaggio.
Non fare può voler dire annoiarsi.
Perché non sdraiarsi a pancia in su ad osservare le nuvole?! O anche il soffitto di casa, lasciando libero sfogo alla fantasia e alla narrazione.
Non fare può voler dire stare.
Ai bambini non interessa il cosa ma il con chi. Per loro è importante stare con la mamma ed il papà, con i cari, anche senza fare nulla, in un tempo che vuole essere di qualità, nella presenza, e non di quantità.
Pensate a quando tutto questo sarà finito.
Si spera presto per la tragedia che sta colpendo molte persone.
Sarà tuttavia finito anche lo stare assieme h24.
E, per i più sensibili ai distacchi dai loro piccoli, sarà anche questo un passaggio emotivamente denso.






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